Lo Statuto del M5S, all’art. 11, lettera m) , elenca alcune delle “gravi violazioni suscettibili di determinare l’espulsione dal Gruppo Parlamentare e/o Consiliare”. Tra queste figura il “mancato rispetto delle decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti con le votazioni in rete, nonché le decisioni assunte dagli altri organi del MoVimento 5 Stelle”.
Se la mia capacità di lettura mi assiste, deduco che l’esito di una votazione convocata su Rousseau risulta essere vincolante.
Ricordo ancora il clamore, più indotto che altro, che si alzò lo scorso novembre, quando il gruppo M5S Camera votò le modifiche al proprio regolamento. Ad essere sotto accusa dai nostri detrattori (anche interni) è stato il comma 5 dell’ articolo 2 (Principi e indirizzi). La frase “nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al Programma del MoVimento 5 Stelle, agli indirizzi deliberanti dell’Assemblea del Gruppo ed alle indicazioni espresse dagli iscritti al MoVimento 5 Stelle” sarebbe diventata “nello svolgimento della propria attività parlamentare si attiene al Programma del Movimento 5 Stelle, agli indirizzi deliberati dall’Assemblea del Gruppo e alle indicazioni degli Organi del Gruppo, e tiene conto degli orientamenti e indicazioni espresse dagli iscritti al Movimento 5 Stelle”.
Ovviamente chi in quell’occasione ha attaccato i deputati ha fatto finta di non sapere che lo stesso regolamento era ed è strettamente vincolato sia allo Statuto del M5S che al Codice Etico del M5S. E dunque la frase “alle indicazioni espresse dagli iscritti al MoVimento 5 Stelle” continua ad essere valida in ogni caso.
Sempre nello Statuto M5S, alla lettera a) dell’art. 4 (Democrazia Diretta e Partecipata), sono enunciate le “decisioni fondamentali per l’azione politica del MoVimento 5 Stelle” che “competono agli iscritti, mediante lo strumento di democrazia diretta e partecipata costituito dalla consultazione in Rete”. Tra queste viene espressamente indicata “ogni altra decisione rimessa alla consultazione in Rete in virtù del presente Statuto”.
In questi giorni però sta avvenendo qualcosa di curioso. Coloro che all’epoca erano stati indotti a gridare allo scandalo per la frase “eliminata” dal regolamento del Gruppo M5S Camera, che in buona parte sono gli stessi che fino a pochi giorni fa gridavano “dobbiamo votare su Rousseau”, sono ancora gli stessi che oggi gridano “bisogna votare NO alla fiducia anche se ha vinto il SI”.
Posto che secondo me parlare di “vincita” o “perdita” è la vera sconfitta, ieri è stato aperto un altro scenario molto interessante: la possibilità per i parlamentari di astenersi. E a proporlo è stato uno dei fondatori del M5S, nonché Presidente dell’Associazione Rousseau, che a sua volta gestisce la piattaforma che permette agli iscritti di esprimersi.
A questo punto mi chiedo: chi e quando può decidere che le enunciazioni dei nostri regolamenti possono essere interpretate? E di volta in volta qual è la giusta interpretazione?
Chi e quando può decidere che il vincolo tra esito del voto degli iscritti ed azione del portavoce può essere sciolto? E a quali condizioni?
Perché se il voto non è più vincolante, allora c’è da chiedersi quale sia il motivo per cui si decide di votare. E alla luce di questo, come si declina il progetto di Cittadinanza Digitale?
Chi darà garanzia che quella lettera m) dell’art. 11 dello Statuto del M5S non verrà applicato? E se non verrà applicato, chi e quando può decidere quali parti dei nostri regolamenti sono validi e quali no?
Nella mia testa si stanno affollando una serie di domande che non trovano risposta, se non nella consapevolezza che per troppo tempo ci siamo lasciati trascinare da chi urlava di più, da chi è riuscito a imporre il proprio ruolo con più forza degli altri, da chi ha saputo conquistare la fiducia di chi non aveva altri appigli, abbiamo però dimenticato di valutare i dati, le azioni, di riflettere e analizzare senza il filtro della soggettività. Forse è il momento di fermarsi un attimo per pensare, ritrovare il centro e definire perimetri che valgano per i nemici, così come per gli amici.
I popoli in generale le regole le usano a propria convenienza. Anziché blaterare all’interno del movimento ed anche esyerni, bisognerebbe rimboccarsi le maniche per riacquistare consenso nel popolo, perché ho constatato che salendo il gradino, si abbamdona la lotta e si spera in quello più alto.
In parte è vero. Aggiungerei che bisognerebbe anche capire come si vuole impiegare il consenso.