Quirinale: come scegliere il prossimo Presidente della Repubblica

Quirinale: chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica?

Chi sarà il successore di Mattarella?

Da mesi ormai il dibattito pubblico è incentrato sul toto nomi per il successore di Sergio Mattarella. Le pagine dei giornali, i tg, i talk show, sono un proliferare di proposte più o meno credibili, di analisi volte ad indovinare chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica.

Se finora parlarne poteva essere prematuro, a poche ore dalla prima votazione, si può iniziare a fare una valutazione sui nomi che più insistentemente sono emersi. E si tratta di una valutazione che non può prescindere dal contesto storico e politico in cui ci troviamo oggi. Ogni persona, infatti, potrebbe portare con sé caratteristiche estremamente valide se inserite in un determinato contesto e meno adeguate in un altro. Vediamole insieme.

Silvio Berlusconi

Sul nome di Berlusconi è stato detto di tutto e di più. Già ad inizio dicembre avevo espresso la mia opinione. Lui stesso ha da poco annunciato il suo ritiro per la corsa al Colle. Il leader di Forza Italia ha trovato nel Movimento 5 Stelle e in Giuseppe Conte un muro alla sua candidatura.

Non si tratta solo di una figura divisiva e di parte, ma anche di una persona con una storia molto pesante sulle spalle, fatta di inchieste e ombre mai chiarite. E infatti lo stesso centrodestra si è reso conto che in questo contesto non fosse spendibile e che la quota dei 505 voti era ben lontana.

Mario Draghi

Per il Movimento 5 Stelle entrare in un governo presieduto da Mario Draghi è di certo stata una sfida complessa. Abbiamo perso molti parlamentari, scatenando reazioni estreme anche da parte di ex 5 stelle. Abbiamo pagato un prezzo politico altissimo, pur di tenere la barra dritta e non permettere che le nostre conquiste fatte nei tre precedenti anni di governo, fossero spazzate via. E’ un prezzo che abbiamo accettato di pagare, per dare continuità a tutte le azioni portate avanti nei governi Conte I e Conte II e che oggi stanno dando grandi risultati. Penso ad esempio al Reddito di Cittadinanza, al Superbonus 110%, a Industria 4.0, al Patto per l’Export, ma penso anche a misure meno pubblicizzate, come lo sgravio degli oneri a carico di chi assume giovani sotto i 36 anni.

Abbiamo dimostrato, ancora una volta, di tenere alla collettività più che a noi stessi.

Oggi abbiamo un governo che ha garantito stabilità al Paese in un momento di massima emergenza sanitaria: una pandemia globale. Tuttavia, a due anni dall’inizio della pandemia, non ne siamo ancora fuori. E’ quindi importante che questa stabilità permanga. Anche per continuare ad affrontare il percorso di investimenti previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un’occasione unica di rilancio per il nostro Paese. 

E’ evidente che quella di Mario Draghi è una candidatura forte, con un profilo autorevole. E’ altrettanto evidente che può destabilizzare il quadro. D’altra parte, legare la votazione del Presidente della Repubblica, che sarà in carica per i prossimi 7 anni, alle sorti del governo attuale apre scenari inediti ed anomali, determinando implicazioni anche sul futuro governo. Ecco perché si parla di patto di legislatura.

Di certo chi aspira ad una posizione nel nuovo esecutivo guarda a questa possibilità con grande entusiasmo, spingendo in questa direzione. Tuttavia bisogna considerare anche che ogni cambio di governo ha portato con sé mesi di stallo, in attesa della definizione dei Ministri, ma soprattutto in attesa della composizione degli staff che lavoreranno con quei Ministri e poi dell’avvio dei lavori, che non è mai banale. Un’attesa che il Paese non può permettersi. 

Un nuovo governo

Per ridurre questi tempi c’è chi pensa, appunto, ad un patto di legislatura, cioè a definire preventivamente la squadra dei nuovi Ministri e dei nuovi sottosegretari, anticipando così le interlocuzioni tra forze politiche, con l’orizzonte di garantire l’azione di governo fino al 2023. E’ chiaro che in questo scenario ogni forza politica dovrebbe potersi fidare di tutte le altre.

Il nuovo governo dovrebbe anche essere caratterizzato da una fortissima componente politica, in modo da bilanciare la scelta di un cosiddetto tecnico al Quirinale. Bisogna infatti ricordare che il Presidente della Repubblica, figura spesso silente, percepita come mera figura di rappresentanza, è in realtà la massima carica dello Stato ed ha responsabilità su tutti e tre i poteri dello Stato, quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario. E’ inoltre il garante delle norme stabilite dalla Costituzione italiana. Dunque rinunciare ad avere una rappresentanza politica in vari ambiti istituzionali non solo rappresenta un momento di forte debolezza della politica, ma soprattutto un rischio per la nostra stessa democrazia.

Ora, considerando che l’esperienza di quest’ultimo anno ha evidenziato spesso forti differenze di posizione tra le forze politiche presenti in parlamento, faccio molta fatica a pensare quale composizione, oltre l’attuale, possa trovare tutti d’accordo.

Ecco perché ragionare di un altro nome al Quirinale non può e non deve essere un tabù.

Mattarella Bis

A mali estremi, estremi rimedi: in molti hanno invocato un Mattarella bis.

La figura di Sergio Mattarella ci ha accompagnato per i 7 anni del suo mandato, trovando apprezzamento unanime. Ognuno sente di aver avuto un ottimo Presidente della Repubblica, umano e istituzionale. Capace di cogliere le difficoltà più profonde dei cittadini, di essere presente per rassicurarli. Capace al tempo stesso di leggere e governare le dinamiche politiche e istituzionali, senza mai fare un passo falso.

Un profilo di altissimo livello, diremmo. Un profilo di garanzia, che non risponde a parti politiche, ma riesce a sintetizzarne le istanze con saggezza ed equità.

Un fine conoscitore della nostra amata Costituzione ed un profilo apprezzato, e quindi autorevole, anche a livello internazionale. In particolare, quest’ultima è una qualità indispensabile per chi ha il compito di rappresentare l’Italia all’estero.

E’ quindi evidente che la scelta di un Mattarella bis sarebbe la più auspicabile, significa andare sul sicuro, evitare scossoni in uno dei momenti storici tra i più difficili che siamo mai stati chiamati ad affrontare, proprio a causa della pandemia.

Questo scenario, già escluso dallo stesso Presidente ha un solo un punto di criticità, rappresentato dalla possibile risposta, amara e preoccupante, ad alcune domande: davvero non esistono profili simili in tutto il Paese? E, se ci sono, perché i partiti politici non riescono a convergere su uno di loro?

E soprattutto, cosa penserebbero i padri costituenti, che avevano immaginato un unico mandato della durata di 7 anni, del rinnovo di un Presidente in carica?

Una donna al Quirinale

E’ chiaro che ogni quadro, ogni ipotesi, ogni tentativo ha i suoi pro e i suoi contro. Ci sarà sempre qualcuno che trova difetti in una buona soluzione e qualcuno che trova lati positivi in una cattiva soluzione. Il nome perfetto magari non esiste, però possiamo avvicinarci quanto più possibile.

Come Movimento 5 Stelle, abbiamo rimarcato spesso la necessità di assicurare al Paese un Presidente o una Presidentessa di altissimo profilo, dalle spiccate qualità morali, in cui gli italiani possano trovare un solido punto di riferimento. E se, per la prima volta, si facesse il nome di una donna, potrebbe essere davvero una scelta storica. C’è da fare ancora tantissimo in termini di parità di genere e questo sarebbe di certo uno splendido segnale!

Non un nome qualsiasi però, non avrebbe senso spingere una candidatura solo perché è declinata al femminile. Nè avrebbe senso accettare un nome qualsiasi solo perché si tratta di una donna.

Pur guardando alla parità di genere, il prossimo Presidente o la prossima Presidentessa della Repubblica, dovrà essere scelto/a prima di tutto per la sua caratura personale e istituzionale. Dovrà saper interpretare il ruolo di arbitro super partes ed essere garante della legge fondamentale dello Stato italiano, la Costituzione.

Il prossimo Presidente della Repubblica

Come sappiamo, quello che precede il voto per il Presidente della Repubblica, è un periodo convulso, in cui per settimane si rincorrono continuamente voci, scenari, possibilità. La vera partita del Quirinale però, si gioca alla fine, in queste ultime ore utili prima del voto e nei giorni stessi di votazione. Nessuno ha intenzione di scoprire le sue carte prima del tempo, perché fare un nome troppo presto significa rischiare di bruciarlo.

Da parte nostra c’è la ferma intenzione di dare all’Italia un Presidente di cui essere fieri, che sappia raccogliere l’importante eredità lasciata da Mattarella e che abbia lo spessore umano, oltre che istituzionale, per continuare ad affrontare l’emergenza pandemica. Confidiamo che anche le altre forze politiche rispondano all’appello.

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